Lo Stress: quando da positivo diventa negativo!

Senza stress non si vive anzi di più senza stress non esisterebbe il genere umano quindi si vive di stress, esso è essenziale e funzionale alla sopravvivenza perché ha consentito l’adattamento evolutivo dell’uomo. Ogni età, cambiamento, fase dell’esistenza comporta uno stress potenziale: sin dai primi istanti della vita un neonato è stressato per il solo fatto di dover imparare a respirare.

Adattarsi alle sollecitazioni è parte integrante della vita. Ecco perché una piccola dose di stress fa da propulsore, esso infatti aumenta concentrazione, percezione, vigilanza, memoria e apprendimento. Certo che questo dipende da come si vivono gli eventi stressanti.

Ogni agente stressante che colpisce un individuo può provocare due reazioni, una positiva e rigenerativa, una risposta fisiologica, esclusivamente adattativa chiamata eustress che è ad esempio la fatica di chi s’impegna ma realizza qualcosa, ed una negativa, che avviene in condizioni di “discrepanza” tra lo stimolo e la risposta, cioè quando le richieste ambientali vanno oltre le reali capacità dell’individuo di farvi fronte, determinando una maggiore vulnerabilità allo sviluppo di malattie chiamata distress che ad esempio capita a chi va in pensione.

Lo stress è considerato “la risposta biologica aspecifica” del corpo a qualsiasi richiesta ambientale e gli stressor sono i vari tipi di stimoli o agenti che suscitano tale reazione.     È detta anche sindrome generale di adattamento, si compone di tre distinte fasi:

  1. fase di allarme: Durante la fase di allarme si mobilitano le energie difensive, c’è presenza dello stressor, l’individuo riconosce il pericolo insito nello stimolo e avviene una complessa catena di cambiamenti fisici e biochimici che riguardano l’interazione tra cervello, sistema nervoso e numerosi ormoni (innalzamento della frequenza, della pressione cardiaca, della tensione muscolare, meno secrezione salivare, più liberazione di cortisolo).
  2. Fase di resistenza: Nella fase di resistenza invece, l’organismo tenta di adattarsi alla situazione e gli indici fisiologici tendono a normalizzarsi anche se lo sforzo per raggiungere l’equilibrio è intenso. La durata dipende dall’intensità dello stressor a cui si è sottoposti e da un certo numero di variabili concomitanti. Qui assume un ruolo fondamentale l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che è caratterizzata dalla messa in atto di un complesso programma sia biologico che comportamentale e che sostiene la risposta allo stressor.
  3. Fase di esaurimento: Se la condizione stressante continua, oppure risulta troppo intensa, si entra in una fase di esaurimento in cui l’organismo non riesce più a difendersi e la naturale capacità di adattarsi viene a mancare. Si assisterà in questa fase alla comparsa di “malattie dall’adattamento.”

Per quanto riguarda le varie tipologie di stress negli anni 60, Holmes e Rahe hanno messo a punto una scala gerarchica dei vari eventi stressanti che vanno dal più grave, la morte del coniuge, al meno grave, lievi violazioni della legge. Hanno inoltre valutato, secondo il punteggio, la possibilità di ammalarsi. Con oltre 300 punti in 6 mesi il rischio è dell’80%,da 150 a 200 c’ è il rischio del 50% ed è del 30% se i punti sono meno di150.

Morte del coniuge 100
Divorzio 73
Separazione coniugale 65
Condanna alla reclusione 63
Morte di un familiare 63
Malattia 53
Matrimonio 50
Perdita del lavoro 47
Riconciliazione con il coniuge 45
Pensionamento 45
Problemi di salute di un familiare 44
Gravidanza 40
Problemi sessuali 39
Cambiamenti importanti nel lavoro 39
Cambiamento situazione economica 39
Morte di un amico 37
Cambiamento tipo di lavoro 36
Discussioni coniugali 35
Contrarre un grosso debito 31
Impossibilità di restituire un debito 30
Cambiamento di responsabilità 29
Figlio che lascia la casa 29
Successi personali 28
Moglie che inizia o smette di lavorare 26
Frequentare una nuova scuola 26
Lasciare la scuola 26
Cambiamento del tipo di vita 26
Cambiamento abitudini personali 24
Problemi con il datore di lavoro 23
Cambiamenti orari di lavoro 20
Cambiamento di casa, trasloco 20
Cambiamento delle attività sociali 18
Contrarre un piccolo debito 17
Cambiamenti dei ritmi del sonno 16
Cambiamenti abitudini alimentari 15
Vacanze 12
Natale 12
Piccole infrazioni alla legge 11

Lo stress viene vissuto dall’uomo su un piano emotivo e fisico.

Le reazioni emotive sono:

  • sensazione di trovarsi sotto pressione;
  • tensione, incapacità di rilassarsi;
  • sensazione di vuoto mentale;
  • paura costante;
  • aumento di irritabilità;
  • sentimento di conflitto;
  • frustrazione e aggressività;
  • agitazione crescente, difficoltà di concentrazione;
  • maggiore predisposizione al pianto;
  • incapacità di prendere decisioni;
  • istinto a fuggire o a nascondersi;
  • diminuita capacità di provare piacere o di divertirsi.

Le reazioni fisiche allo stress sono:

  • tensione muscolare;
  • battito cardiaco rapido e irregolare;
  • respirazione veloce;
  • sudorazione;
  • pupille dilatate;
  • stato di allarme eccessivo;
  • cambiamento dell’appetito;
  • debolezza e tremori muscolari;
  • bruciori di stomaco;
  • disturbi del sonno;
  • nervosismo;
  • debolezza degli arti;
  • mal di testa;
  • strani dolori, fitte e spasmi;
  • stitichezza o diarrea;
  • mal di schiena;
  • formicolio ai piedi e alle mani;
  • bocca o gola secca.

Cosa puoi fare per ridurre lo Stress!

  • Attività fisica. Svolgere attività fisica in modo regolare e moderato, magari in compagnia di altre persone può esserci di aiuto nel ridurre lo stress.
  • Alimentazione.
Una corretta alimentazione ci aiuta a mantenere uno stato di benessere psicofisico e ci rende quindi più forti quando dobbiamo fronteggiare situazioni stressanti.
  • Rilassamento. 
Lo stress modifica il nostro modo di respirare e rende i nostri muscoli tesi.
Grazie alle tecniche di rilassamento potremo imparare a riconoscere questo stato di tensione e a ridurlo nel giro di pochi minuti.
  • Gestione del tempo. 
Ci sentiamo stressati perchè ci sembra di dover fare troppe cose? Il nostro problema potrebbe essere causato da una scorretta gestione del tempo. L’apprendimento di abilità di gestione del tempo ci potrà aiutare a ridurre lo stress.
  • Abilità di pianificazione/organizzazione.
 Essere in grado di stabilire obiettivi specifici e realistici e pianificare come raggiungerli può essere di grande aiuto per ridurre lo stress.Fara tutto con flessibilità.
  • Ammorbidire le convinzioni.
 Forse pensiamo di dover far sempre tutto alla perfezione e di non dover sbagliare mai? Queste e altre convinzioni potrebbero essere la causa del nostro stato di stress. Bisogna riconoscere e modificare queste convinzioni.
  • Modificare il dialogo interno.
 A volte la causa di stress risiede più nel nostro modo di parlarci che nelle situazioni esterne. Se tendiamo a ripeterci spesso frasi negative o ansiogene diventa importante lavorare sul nostro dialogo interno per crearne uno più costruttivo.
  • Praticare la consapevolezza. 
Significa diventare consapevoli anche delle piccole cose che facciamo, come camminare, osservare, parlare, muoversi, stirare, lavare i piatti ecc.. 
Questa pratica ci aiuta a ridurre lo stress vivendo il momento presente e apprezzando ogni esperienza che la vita ci propone.
  • Lavorare sulla propria autostima. 
In alcuni casi la vita diventa stressante perchè tendiamo a svalorizzare ogni nostro risultato e ci focalizziamo esclusivamente sugli aspetti negativi. Lavorare sull’autostima potrebbe essere indicato in questi casi.
  • Adottare uno stile relazionale assertivo. 
Si tratta di imparare a mediare con gli altri e ad affermare i propri bisogni, ma anche ad ascoltare quelli delle altre persone. Diventare più assertivi permette di ridurre in larga parte lo stress legato ai conflitti relazionali.
  • Fermarsi a ridefinire i valori.
Per valori intendo, ciò che per noi ha valore. Potremmo infatti renderci conto che, anche se siamo sempre di corsa, non stiamo procedendo nella direzione che vorremmo!
Comprendere qual è la direzione verso la quale voglio dirigere la mia vita è il primo passo per agire in modo consapevole.

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L’Assertività: l’arte di comunicare!

L’assertività è la capacità del soggetto di utilizzare in ogni contesto relazionale, modalità di comunicazione che rendano altamente probabili reazioni positive dell’ambiente e annullino o riducano la possibilità di reazioni negative”.

L’assertività è uno stile relazionale/comunicativo che permette all’individuo di esprimere le proprie opinioni, le proprie emozioni, i propri punti di vista senza prevaricare né essere prevaricati.

Più precisamente possiamo dire che l’assertività è la capacità:

  • di esprimere i propri sentimenti.
  • Di scegliere come comportarsi in un dato contesto.
  • Di difendere i propri diritti quando necessario.
  • Di aumentare la propria autostima.
  • Di sviluppare una sana dose di sicurezza in sé.
  • Di esprimere serenamente un’opinione anche se in disaccordo con il punto di vista dell’altro.
  • Portare avanti i propri piani/progetti.
  • Saper dire agli altri di modificare i loro comportamenti quando questi sono percepiti come lesivi e/o offensivi.

Il comportamento assertivo è un comportamento responsabile che si distingue:

  1. dal comportamento aggressivo: il soggetto aggressivo è una persona che non rispetta i limiti degli altri, è concentrato sui propri desideri, non bada a ciò che gli sta intorno. Può essere anche distruttivo e violento. Tende a dominare e il suo unico obiettivo è il potere personale e sociale. Alla base di questo comportamento vi sono componenti di ansia, rabbia, ostilità, disprezzo e mancanza di riconoscimento della dignità altrui.
  2. Dal comportamento passivo: il soggetto passivo è una persona che tende ad accontentare gli altri, è facilmente influenzabile, spesso subisce senza opporsi. Spesso è afflitto da una eccessiva ansia accompagnata da sensi di colpa e non riesce ad esprimere in modo adeguato i propri bisogni e le proprie esigenze. Necessita del consenso altrui e cerca di evitare ogni tipo di contrasto. La persona passiva ha poca capacità di azione.

Il comportamento assertivo è invece un comportamento partecipe: attivo non reattivo, un atteggiamento responsabile caratterizzato dalla fiducia in sé e negli altri, una consapevole manifestazione di se stessi: affermazione dei propri diritti senza negare quelli altrui, senza ansia né sensi di colpa, una capacità di comunicare i propri sentimenti in modo chiaro, diretto e rispettoso, senza minacce e aggressività.

Come essere più assertivo!

  • Impara ad ascoltare: presta attenzione al contesto ossia a ciò che viene detto e alle emozioni sia tue sia dell’altro.
  • Sviluppa una buona dose di fiducia: la riduzione dell’ansia aumenta il grado di sicurezza e quindi la fiducia in se stessi.
  • Impara ad essere aperto e cordiale: utilizza parole che esprimono gentilezza e apprezzamento, non emettere giudizi, usa toni e volumi di voce appropriati.
  • Credi nelle tua capacità: sapere che “riuscire” è possibile, non cadere nei pregiudizi e condizionamenti.
  • Non essere troppo esigente: non pretendere troppo da te stesso o dagli altri.
  • Non sottovalutarti: fatti valere.
  • Fai attenzione al comportamento non verbale: la nostra espressione, i gesti, il linguaggio del corpo.
  • Impara a dire di no: quando necessario senza farsi prendere dai sensi di colpa.
  • Riconosci i tuoi limiti: sapere che non tutto è possibile.

E IN FINE Impara ad usare il MESSAGGIO IO:

  1. Descrizione del comportamento che crea il problema, senza esprimere un giudizio.
  2. Descrizione del sentimento che il problema ha su chi parla.
  3. Descrizione degli effetti soggettivi del problema.

ESEMPIO: “il fatto che tu mi interrompa continuamente quando parlo (comportamento) mi irrita (sentimento) perché mi fa dimenticare alcune cose che volevo dirti a proposito del nostro lavoro ( effetti).”

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L’Autostima: cos’è e come migliorarla!

L’autostima è un concetto soggettivo che riguarda la valutazione che ogni individuo ha di se stesso in base al grado di fiducia che ha nel proprio valore, nelle proprie capacità e nella propria importanza. Significa avere fiducia in se stessi! E’ semplicemente una stima, una valutazione, o se vogliamo la risposta alla domanda: ”Cosa penso di me?”.

L’autostima dipende sia da fattori interni, ossia dalla visione soggettiva che l’individuo ha di se stesso e della realtà, sia da fattori esterni, come i successi ottenuti e le informazioni ricevute dalle persone che lo circondano.
L’autostima è un fattore dinamico che evolve nel tempo e subisce variazioni nel corso della vita; non si nasce con la giusta autostima, ma questa va curata, coltivata e alimentata durante il corso della vita. I bambini piccoli accrescono la loro autostima attraverso ciò che si rendono conto di saper fare e attraverso l’opinione che i genitori hanno di loro.

Secondo William James l’autostima è il rapporto tra il Sé percepito, che è dato dalle conoscenze e percezioni che ognuno ha di se stesso, e il Sé ideale, che è l’immagine che il soggetto vorrebbe essere, le qualità che vorrebbe  possedere. L’ampiezza della discrepanza tra come l’individuo si vede e come vorrebbe essere è un segno di quanto si è soddisfatti di se stessi.

Il concetto di autostima non è unitario ma si riferisce a differenti ambiti:

  1. sociale: è in relazione alla cerchia di amici e conoscenti, al rapporto col partner.Si tratta di come stiamo quando siamo con gli altri, se ci sentiamo approvati, sostenuti, aiutati.
  2. scolastico/lavorativo: quanto ci sentiamo bravi nell’intraprendere un’attività e i vantaggi che questo comporta: buoni voti, carriera, soddisfazione.
  3. familiare: è influenzata dalla sicurezza affettiva. 
Nei bambini è saliente il rapporto madre-figlio e le valutazioni dei genitori.
  4. corporeo: è legata all’aspetto fisico e alle prestazioni fisiche.

L’autostima influenza l’autoefficacia, cioè la consapevolezza di poter raggiungere obiettivi, influenza il tono dell’umore, le relazioni affettive, in generale, influenza il successo nella vita e le scelte di ogni tipo.

Cosa puoi fare per aumentare la tua autostima!

  • Cura il tuo aspetto. Curare se stessi, il proprio aspetto fisico ed il modo in cui ci vestiamo può avere un importante impatto sulla nostra autostima. Curare il proprio aspetto, non solo ci fa sentire meglio, ma ci aiuta a creare una nuova immagine di noi stessi. Gran parte del nostro livello di autostima è legato all’immagine che proiettiamo di noi stessi nella nostra mente, bisogna equilibrare i nostri pregi e difetti.
  • Impara a definire i tuoi obiettivi. Un’altra importante componente della nostra autostima è legata agli obiettivi che riusciamo a centrare. Obiettivi migliori possono condurci a risultati migliori e di conseguenza ad una maggiore autostima.
  • Scrivi un diario personale. Il più delle volte ricordiamo benissimo i nostri fallimenti e tendiamo a dimenticare i nostri successi; per questo motivo un diario, in cui raccogliere quotidianamente i nostri pensieri e le nostre esperienze (positive e negative), può aiutarci ad avere un’immagine più oggettiva dei risultati che abbiamo raggiunto nel passato. Conoscere te stesso, quello che hai già affrontato ed il modo in cui ne sei uscito, può essere una spinta fondamentale per aumentare la fiducia in te stesso.
  • Sii responsabile di tutto ciò che vivi. Prenditi la responsabilità di tutto ciò che ti accade ed evita di incolpare gli altri per i tuoi sbagli. Assumendoti la piena responsabilità di tutto, sarai anche più stimolato per la ricerca di eventuali soluzioni ai tuoi problemi. Quando risolvi un problema, puoi percepire un netto aumento della fiducia in te stesso, con conseguente aumento dell’Autostima.
  • Impara ad amare e ad accettare te stesso. Impara ad amare e ad accettare ogni cosa di te, dagli aspetti negativi a quelli positivi. Ogni errore, ogni risultato non ottenuto, ma anche ogni cosa bella del tuo passato, ti hanno portato a diventare ciò che sei ora. E’ il tuo percorso evolutivo. Rispettalo, amalo e accettalo, in tutto e per tutto.
  • Abituati a prendere decisioni. Evita la procrastinazione. Rimandare significa rallentare. Il tempo a tua disposizione non è infinito. Non farti trascinare dalla corrente. Prendi le redini della tua vita e portala avanti. Non lasciare che siano gli altri a decidere per te. Fallo tu.
  • Lavora sui tuoi punti di forza. Fa’ un elenco di tutti i tuoi punti di forza e lavora al fine di renderli ancora più forti. Lavora su tutte le tue migliori qualità in modo da raggiungere l’eccellenza. Una volta fatto ciò e qualora ve ne fosse l’esigenza (o la voglia), puoi passare a rinforzare i punti deboli, rendendoli altrettanto forti.
  • Formati in tutto ciò che ti appassiona. Dedica gran parte del tuo tempo libero a tutto ciò che ti appassiona. Fare le cose che ci piace fare, e farle sempre meglio, ci fa stare bene e ci riempie di Autostima e Motivazione.
  • Offri il tuo aiuto quando sai di poterlo fare. Se sai per certo di essere in grado di aiutare qualcuno, fallo senza indugiare. Aiutare gli altri (con successo) contribuisce ad aumentare la fiducia verso te stesso.
  • Difendi le tue idee. Essere accomodanti, disponibili all’ascolto, tendenti all’empatia, non significa modellare le proprie idee su quelle dell’interlocutore al solo fine di intrattenere una piacevole conversazione. Difendi sempre le tue idee e manifestale senza farti problemi. Al tempo stesso, però, sii aperto alle idee altrui ed eventualmente pronto a rimettere in discussione le tue.
  • Fissa subito pochi obiettivi a breve scadenza.
Fissare degli obiettivi a breve termine e, soprattutto, portarli a termine, ti fa stare bene con te stesso e ti pone nella condizione di poterti autoelogiare. Anche se ti dovesse sembrare stupido o imbarazzante, quando fai qualcosa di buono, quando raggiungi un risultato che hai pianificato con cura, ricompensati con le parole amorevoli. Ne beneficerai!

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Psicologo? Psicoterapeuta? Psicoanalista? Psichiatra? Chiariamoci le idee!

LO PSICOLOGO

Lo Psicologo è un laureato in Psicologia, il corso di laurea è della durata di 5 anni, successivamente ha svolto un tirocinio post laurea di un anno con la supervisione di un professionista, propedeutico all’esame di stato necessario all’Abilitazione come  Psicologo, con questa abilitazione si è poi iscritto all’Ordine degli Psicologi per esercitare la professione. Lo Psicologo fornisce un aiuto non farmacologico, esercita una professione con finalità sanitarie, basato su colloqui di consulenza, valutazione diagnostica, sostegno e riabilitazione. Lo psicologo, in accordo al codice deontologico che è tenuto a rispettare per legge, aggiorna continuamente la propria formazione. Lo psicologo non può per legge né somministrare farmaci né effettuare una psicoterapia a meno che non sia un medico o uno psicoterapeuta.

LO PSICOTERAPEUTA

Lo Psicoterapeuta può essere sia uno Psicologo Abilitato, iscritto all’Ordine degli Psicologi sia un Medico che dopo la laurea ha frequentato una Scuola di Specializzazione quadriennale, riconosciuta dallo Stato e si é iscritto all’Elenco degli Psicoterapeuti del proprio Ordine. Le scuole di specializzazione che permettono l’iscrizione all’albo degli psicoterapeuti sono molte e molto diverse fra loro, questo vuol dire che i terapeuti possono lavorare in modi anche molto differenti. In alcune scuole, lo psicoterapeuta all’interno del percorso formativo previsto, compie anche un percorso di terapia personale finalizzata alla risoluzione di eventuali conflitti personali irrisolti e per acquisire maggiori competenze professionali. Lo psicoterapeuta è l’unica figura professionale riconosciuta dallo Stato che può fornire come servizio la psicoterapia. La psicoterapia utilizza come strumenti la relazione, l’ascolto e la parola e permette di intervenire sui disagi della persona utilizzando tecniche che variano a seconda della teoria di riferimento. Lo psicologo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci. La psicoterapia è un intervento che va più in profondità della semplice consulenza psicologica. Lo Psicoterapeuta può intervenire su disturbi psichici anche intensi e cronici, può trattare i disturbi della personalità, eventuali traumi psicologici e intervenire per la rimozione degli ostacoli che impediscono la normale espressione della maturità psicologica, sbloccando la crescita dell’individuo.

LO PSICOANALISTA

Lo psicoanalisi è un dei diversi tipi di psicoterapia. Questo particolare approccio deriva dal lavoro di Sigmund Freud e dei suoi successori. La psicoanalisi è sia una teoria sul funzionamento della mente sia un modo specifico di intervento sui disagi interiori. Lo psicanalista, per diventare tale, deve necessariamente sottoporsi in prima persona ad un’analisi personale.

LO PSICHIATRA

Lo Psichiatra è un laureato in Medicina che ha intrapreso successivamente la specializzazione in Psichiatria, un corso di studi specialistico orientato allo studio e alla cura dei disturbi e delle malattie mentali. Egli ha una formazione di base prevalentemente medico-farmacologica e non è Psicologo né Psicoterapeuta, a meno che non abbia conseguito i relativi titoli. Cura i disturbi psichici e le malattie mentali utilizzando la terapia farmacologica. Può accadere che lo Psicologo, Psicoterapeuta e lo Psichiatra collaborino per aiutare un paziente ad uscire da una situazione di sofferenza particolarmente intensa o per il trattamento di disturbi psichiatrici.

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